ITAGLIANI!
MONOLOGO – Atto unico
ITAGLIANI! – Storia del delirio di Frevella Lavandaia che profetizzò a Hitler e Mussolini la disfatta nella guerra a causa di Augusto Cinnicò, uomo di concetto
Scritto da Antonella Cilento –
riscrittura drammaturgia del racconto omonimo tratto da “L’amore, quello vero”, Guanda, 2005
Interpretato da Margherita Di Rauso
Regia di Eleonora Pippo
Prodotto MADIRA srl, Architempo
SCHEDA DI PRESENTAZIONE (PDF)
CARTOLINA (PDF)
Frevella, lavannara napoletana, picchia ogni giorno a sangue suo marito, Augusto Cinnicò, infelice disoccupato comunista sotto il regime fascista. Frevella, afflitta da epilessia, insulta, mena le mani e delira. Augusto, uomo di concetto, immagina disperato come vendicarsi dei dittatori della sua vita, la moglie e Mussolini. E’ così che, per sfruttare le crisi epilettiche e capovolgere finalmente i ruoli, s’ inventa una Frevella Sibilla Cumana: profetizzerà per Hitler e Mussolini, di passaggio a Napoli, la fine della guerra… Fra il 1938 e il dopoguerra le memorie monologanti, comiche e deliranti di due insoliti protagonisti, sullo sfondo dei rivolgimenti del Fascismo.
RECENSIONI
2011 “Parolibero” del 10 marzo “UNA FANTASTICA ED ECLETTICA MARGHERITA DI RAUSO”
“Il Mattino” del 5 marzo “LA SIBILLA CUMANA TRA HITLER E MUSSOLINI“
“Roma” del 26 febbraio “TRA DRAMMATURGIA E RICERCA“
Da www.campaniasuweb.it
All’Ambra Teatro alla Garbatella dal 2 al 6 maggio 2012
Fino al 6 marzo 2012 all’Elicantropo, Napoli
Un’esilarante favola interpretata da Margherita di Rauso, che, con grande vitalità, porta in scena le avventure di Frevella e Cinniccò, coppia partenopea che predisse il futuro ad Hitler
All’Elicantropo convince e diverte “Itagliani!”, diretto da Eleonora Pippo su testo di Antonella Cilento, interpretato da Margherita Di Rauso. Lo spettacolo, che sarà in replica ogni sera fino a Domenica 6 marzo, mette in scena la “storia del delirio di Frevella Lavannara, che profetizzò a Hitler e Mussolini la disfatta nella guerra a causa di Augusto Cinnicò.
ISSA, ISSO E I MALAMENTE – L’azione si svolge nel ’38, all’epoca della visita di Adolf e Benito a Napoli, fra vere esercitazioni di sommergibili e presunte visite esoteriche alla Sibilla Cumana. In tale contesto sono immerse le memorie monologanti, comiche e deliranti di Frevella e Cinnicò, tipica moglie meridionale vessatrice la prima e marito debole e frustrato il secondo. Nel ménage della coppia s’inseriscono la passione antifascista di lui e le crisi mistiche di lei. Queste ultime, pur consentendole di predire il futuro, sono un tallone d’Achille che il coniuge sfrutterà per vendicarsi della consorte e per giocare un tiro ai due odiati dittatori. Ad essi Cinnicò offrirà, ovviamente a pagamento, la profezia dell’imminente disfatta bellica, proferita dalla moglie Frevella all’interno dell’Antro della Sibilla (quasi fossimo in “Indiana Jones”!).
DIVERTENTE INTRECCIO – Nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, quando ben poco ci sarebbe da festeggiare (ma molto dovrebbe essere ricordato), la pièce riesce ad incantare, rammentando la storia miserrima di due feroci dittatori e il suo episodio partenopeo, legandolo alla ben più minuta storia di una coppia dal carattere tipico di questa terra. L’intreccio, col tono della favola, divertendo e sdrammatizzando, fa rivivere allo spettatore una pagina di storia altrimenti ben più tragica, legandola ad uno dei più fecondi miti della nostra terra, quello della Sibilla Cumana. La maniera grottesca e paradossale riesce a strappare più di una risata e a suscitare più di qualche pensiero sul perché due tipacci come Hitler e Mussolini, che già allora avrebbero dovuto apparire a tutti come funeste parodie di se stessi, siano invece riusciti ad arrivare al potere e a portare alla catastrofe il mondo.
BELLA PROVA ATTOREA – Gran parte del merito di “Itagliani!” va a Margherita Di Rauso, che riesce a tradurre sul palco, con comica efficacia ed enorme vitalità, una vicenda che si snoda fra storia, mito e ricordi familiari di una Napoli che fu e che riuscì a vedere persino il carnefice più spietato di tutti i tempi. L’attrice si butta anima e corpo nell’interpretazione di due caratteri completamente diversi anche se, per certi versi, complementari (seppur niente affatto ben assortiti). Una situazione di coppia che viene resa con la puntuale alternanza delle voci, dei registri, col dialetto inventivo dell’una ed il buon italiano dell’altro. Allo stesso modo l’attrice riesce a far entrare il pubblico nell’atmosfera del fascismo e della guerra ed in quella di un dramma familiare che s’interseca ed alterna con quello di un intero popolo.
Domenico Spena -28 Febbraio 2011
da ARTEATRO www.arteatro.eu
ITAGLIANI! All’Elicantropo la favola esilarante, amara e paradossale di Antonella Cilento tratta dal racconto omonimo inserito nell’antologia L’amore, quello vero.
COME PRENDERSI GIOCO DEL POTERE
La bravissima trasformista Margherita Di Rauso è Frevella, lavandaia napoletana verace, ma anche Cinnicò, suo marito, vittima preferita della rabbia della donna. Il tempo, poco prima della seconda guerra mondiale. Frevella ci aspetta sdraiata su un tavolaccio dove pendono dei bei pomodori rossi a grappolo. A pochi metri dagli spettatori candele accese creano un’atmosfera esoterica che solo alla fine ci sarà chiara. Frevella si sveglia e comincia presto a destinare parolacce e improperi all’indirizzo del marito Augusto, un nome imperiale per un ex ragioniere, impiegato di concetto, ora disoccupato. Nel suo abito nero, agitando un ventaglio rosso, Frevella tra male parole e buona ironia ci dice perché ce l’ha tanto con suo marito, lei che pensava di aver fatto un “buon” matrimonio sposando un ragioniere che le avrebbe fatto fare la vita della signora. Ma la ditta presso cui lavorava il marito aveva chiuso: il proprietario olandese aveva fatto ritorno in patria all’arrivo del fascismo e perciò Cinnicò Augusto si era trovato senza lavoro e Frevella a fare la lavandaia.
Il tavolaccio è trasformato in separè; operazione che se permette il cambio di costume, trasforma un punto di vista nell’altro. Margherita Di Rauso adesso è Cinnicò che, seduto su una sedia, ci racconta la sua storia. Ci dice che aveva provato a fare lavori manuali. Ma che non erano per lui. Lui che era uno che amava i libri, che guardava la luna e si poneva alte domande, che con l’amico Sbragia parlava di astronomia. E che subiva con rassegnazione la furia della moglie, “la donna più odiosa” ché lo picchiava a sangue e lo umiliava. In via Solfatara tutti lo prendevano in giro; e non solo per questo, ma anche per il suo antifascismo, a quanto pare la sua unica nota di merito. L’alternarsi delle voci del marito e della moglie, l’italiano corretto e il napoletano livoroso, narra del loro primo incontro, dell’innamoramento (“sembra assurdo ora, ma ero davvero innamorato di quella serpe”), del matrimonio, delle illusioni dell’amore sparite con l’irrompere nel loro destino della Vita e della Storia. Cinnicò è solo sulla scena. Con un lungo flash-back, ci racconta di quando venne a sapere che Hitler sarebbe venuto a Napoli accompagnato da Mussolini per visitare l’antro della Sibilla Cumana. E dell’idea che l’avrebbe riscattato.
Ci dice che fu Frevella il pretesto, la quale negli ultimi tempi, durante la notte, si agitava, parlava nel sonno, vaticinava come fosse una profetessa dell’occulto. Fare di Frevella niente di meno che la Sibilla Cumana, sarebbe stata l’idea che li avrebbe fatti finalmente ricchi. Così, con la complicità di Sbragia e l’autorizzazione del generale che preparerà la visita dei dittatori (e che pagherà con monete d’oro), Hitler e Mussolini troveranno nell’antro la Sibilla quella vera. A Frevella viene dato del sonnifero e portata nell’antro dove la beffa riesce alla perfezione: la feroce lavandaia è davvero una strega! Dalla trance fa sapere che i due dittatori (“chillo curt’ e chillo c”a panza”) perderanno la guerra. Vede i lager, i forni crematori, l’orrore.
I dittatori ne sono infastiditi, irritati, e arrabbiati vanno via veloci. Ma i due complici sono felici, riscattati dall’umiliazione e dalla frustrazione familiare e politica. La favola raccontata è esilarante, ricca di sfumature vocali, di ironia e di onirica allucinazione per cui davvero vediamo andar via Hitler e Mussolini nel cuore della notte, arrabbiati, seguiti da soldati che col passo dell’oca “somigliano tanto alle paperelle” che lui, Cinnicò, da piccolo trascinava con il filo vicino alla fontana dei giardinetti.